L'autista che non doveva lavorareIl profilo di Ousseynou Sy, il driver di bus che ha sfiorato una strage




Era stato condannato a un anno, con sospensione della pena, nel 2011 a seguito di una denuncia per abusi sessuali ai danni di un minore. Ma la sua posizione presso il casellario giudiziario non era più stata verificata dal 2004 quando Autoguidevie, società del settore Tpl, lo aveva assunto come autista dopo che un altro operatore aveva passato il testimone per la copertura del territorio del cremasco. 

Se questo già non bastasse, nel 2007 Ousseynou Sy, l'uomo di origine franco-senegalese con passaporto italiano che la mattina del 20 marzo ha sequestrato, dirottato e infine incendiato un pullman di linea minacciando di uccidere l'intera scolaresca della media Vailati in quel momento al suo interno, si era visto ritirare la patente per guida in stato di ebbrezza. Parliamo di tre anni dopo la sua entrata in servizio con Autoguidovie. 

L'azione criminale dell'uomo si è sostanziata a partire da un duplice mancato obbligo: da un lato, sul piano legislativo, di una verifica periodica dello stato della fedina penale; dall'altro, della comunicazione dei provvedimenti in essere da parte della Motorizzazione Civile

Agli occhi dei suoi datori di lavoro, che si sono subito dichiarato all'oscuro di entrambe le vicende, Ousseynou Sy è quindi stato inquadrato come un soggetto tranquillo, che non aveva mai dato problemi e che aveva superato pienamente i controlli medici predisposti dall'operatore sia calendarizzati e sia a campione, incluse le analisi tossicologiche

Aveva i 21 anni prescritti dalla legge, la licenza 'D' in aggiunta alla patente di guida di categoria 'B' e alla Carta di Qualificazione del Conducente (la 'CQC') relativa alla formazione professionale. Era inoltre risultato idoneo al particolare tipo di lavoro sotto il doppio profilo fisico e psicologico.

A Ousseynou Sy, quindi, non mancava nulla. Neanche il desiderio folle di arrivare a spezzare tante giovani vite assecondando il suo delirante proposito, con questo gesto, di vendicare le tanti morti di minori avvenute nelle acque del Mediterraneo, richiamando l'attenzione generale su quanto soffrono i migranti che si mettono in viaggio alla ricerca di un destino migliore.