La municipalizzata milanese Atm, società che gestisce il trasporto pubblico all’ombra della Madonnina, in occasione dei 60 anni dell’inaugurazione della linea rossa della metropolitana ha deciso di regalare alla città una mostra temporanea, con ingresso gratuito, allestita con una selezione del proprio archivio storico.
Nel 1964, gli architetti Franco Albini, Franca Helg e Antonio Piva assieme al grafico Bob Noorda, oltre alla società committente Metropolitana Milanese, si aggiudicarono il prestigioso premio del Compasso d’oro per le particolari qualità del coordinamento architettonico e dell’organizzazione della segnaletica della linea 1 della metropolitana, inaugurata nel novembre dello stesso anno. Si tratta, di fatto, di uno dei primi esempi dell’allora innovativo concetto di immagine coordinata applicato al settore del trasporto pubblico.
Tutt’oggi l’allestimento e la segnaletica della linea rossa della metropolitana di Milano, riproposta, al netto del differenziale semantico di natura cromatica, sul finire del decennio per la successiva (1969) linea 2 verde, è stato un archetipo ripreso successivamente da numerose città in tutto il mondo. In seguito all’esperienza milanese, il designer Bob Noorda è stato chiamato anche a curare la segnaletica delle metropolitane di New York e San Paolo del Brasile.
Punto di rottura con il passato, fu la decisione di Noorda di ripetere in una caratteristica fascia con il colore distintivo della linea della metropolitana, posta a un’altezza di due metri dalla banchina, il nome della fermata ogni 5 metri. I caratteri originariamente avevano un’altezza di 25 centimetri, in modo da agevolarne il più possibile la lettura da parte dei passeggeri che viaggiavano sui vagoni della metropolitana, permettendo l’identificazione della fermata a convoglio ancora in movimento. Le fasce colorate si estendevano lungo tutte le pareti delle stazioni della metropolitana ed erano collocate in alto per distinguerle dalle affissioni pubblicitarie. Precedentemente, in altre città, il nome della fermata era riportato una sola volta al centro della banchina e mancava un’immagine coordinata anche tra le varie fermate della stessa linea. Per quanto riguarda il font, Noorda modifica disegnando a mano 64 lettere e altri segni grafici utili l’Helvetica, creando ex novo un carattere che prende il suo nome, tutt’ora utilizzato, per esempio per le paline delle linee di superficie, dall’Atm.
Noorda, olandese naturalizzato italiano, si trovava all’epoca a Milano come designer freelance per Pirelli e nel corso degli anni ha creato alcuni dei loghi più noti come quelli di Arnoldo Mondadori Editore, Agip, Feltrinelli, Coop.
Nel ricostruire l’opera del designer olandese non si può non citare, inoltre, la ‘Rosa Camuna’ bianca su fondo verde stemma della Regione Lombardia creata assieme a Bruno Munari, Roberto Sambonet e Pino Tovaglia, logo ufficiale dell’ente territoriale dal 1975, che nel 1979 si aggiudicò, a sua volta il Compasso d’oro.
Altro punto di svolta del progetto fu la possibilità per Noorda di lavorare al progetto di segnaletica insieme a quello architettonico curato appunto da Franco Albini, Franca Helg e Antonio Piva. Vere e proprie icone della metropolitana milanese sono il corrimano tubulare, la pavimentazione Pirelli di gomma nera con bolli in rilievo e gli iconici orologi con il quadrante fuori scala.
Visitando l’esibizione permanente, abbiamo avuto la sorpresa, di trovare esposto anche un articolo di Pullman dal significativo titolo ‘L’uomo che cambiò il bus’ scritto dal direttore Gianluca Ventura, per la rubrica ‘La voce del padrone’ del numero 30 uscito nel giugno 2019.
L’articolo ricostruisce la carriera dell’ingegnere e designer giapponese Isao Hosoe (1942-2015), vincitore del Compasso d’oro nel 1970 per l’Orlandi Meteor e nel 1979 per l’Orlandi Spazio.